Giocare è un’arte by C. Thi Nguyen

Giocare è un’arte by C. Thi Nguyen

autore:C. Thi Nguyen [Nguyen, C. Thi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: add editore
pubblicato: 2023-10-04T22:00:00+00:00


1 La teoria di Tavinor si basa su quella di Walton sulle fiction come strumenti di imitazione del reale (Walton 1990; Tavinor 2009). Concetto ulteriormente sviluppato da Aaron Meskin e Jon Robson (Robson e Meskin 2016). Ho sostenuto altrove che il gioco sfidante e il gioco waltoniano non sono la stessa categoria, né l’uno è riducibile a una sottoforma dell’altro (Nguyen 2019b).

2 Chi ha familiarità con il dibattito tra narratologia e ludologia riconoscerà la mia posizione come in qualche modo allineata con quella dei ludologi. Le differenze tra le mie argomentazioni e quelle di altri ludologi emergeranno nei dettagli, in particolare nel capitolo 6.

3 Alcuni scrittori al di fuori della filosofia analitica hanno iniziato a concentrarsi su vari aspetti dell’estetica del gioco orientato agli ostacoli, tra cui l’approccio continentale di Daniel Vella a ciò che chiama “la musa ludica” e la breve discussione di Jesper Juul sull’“estetica della mente” e l’“estetica delle sfide” (Vella 2016; Juul 2005, 92-94, 110-116).

4 Alcuni di questi aspetti possono sembrare simili alla letteratura di psicologia positiva sul flusso. Si veda Juul (2005, 112-116) per una trattazione dello stato di flusso nei giochi e per un’utile critica all’idea che lo stato di flusso sia lo stato paradigmatico desiderabile per tutti i giochi.

5 La mia teoria è stata influenzata da quella di Matt Strohl su estetica negativa ed emozioni dolorose nei film horror e in altre opere d’arte. (Strohl 2012, 2019).

6 Ad esempio, Dominic Lopes suggerisce che il requisito esperienziale è il miglior candidato per delimitare il regno dell’estetico da quello del non-estetico (Lopes 2014, 163-184). Elizabeth Schellekens si basa sul requisito esperienziale nella sua teoria del valore estetico delle idee nell’arte concettuale per spiegare perché potrebbe essere ragionevole pensare che un’opera interamente non percepibile possa essere considerata estetica (Schellekens 2007).

7 La preoccupazione può anche essere espressa nel linguaggio dell’empirismo estetico - l’opinione che le esperienze estetiche debbano avere un valore intrinseco per essere considerate estetiche (Goldman 2006; Stang 2012), ma nulla di significativo per la mia discussione è legato a questa differenza. Per un’eccellente rassegna, discussione e critica di teorie di questo tipo, si veda Lopes (2018, 53-87).

8 I precedenti scritti di Mumford sull’argomento erano improntati a una linea dura: nessuna esperienza estetica è disponibile per il tifoso. Nelle opere citate ha ammorbidito il punto di vista, includendo la possibilità che gli spettatori tifosi possano avere una maggiore esperienza del dramma. Tuttavia, continua a pensare che ci sia un compromesso tra il dramma emotivo e l’esperienza estetica puramente disinteressata, perché i due tipi di esperienza sono ancora essenzialmente in conflitto.

9 Daniel Vella, partendo da un background di estetica continentale e teoria critica, giunge a una soluzione sorprendentemente simile in Vella (2016, 80-81).

10 La teoria di Stolnitz ha perso popolarità negli ultimi tempi, a causa di alcune critiche convincenti (Dickie 1964). Bence Nanay ha ripreso e migliorato la teoria, superando in modo convincente le critiche di Dickie (Nanay 2016, 1-35). Ritengo che la teoria di Nanay sia superiore a quella di Stolnitz, ma i dettagli non sono



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